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25/11/2023

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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Università del Salento rilancia azioni del PON R&I contro discriminazioni delle ricercatrici

L'Ateneo ricorda che il MUR ha sottoposto uno specifico dossier all’UE per validare procedure straordinarie ed innovative per tutelare le ricercatrici e valorizzare, pienamente, la conciliazione vita–lavoro e tutelare le maternità

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Nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne riceviamo e rilanciamo con grande gioia e orgoglio una nota dell'Università del Salento che ringrazia il PON Ricerca e Innovazione per aver tempestivamente avviato un’attività di monitoraggio degli Atenei, per intercettare eventuali situazioni di possibile discriminazione delle donne ricercatrici e fornire tempestivamente soluzioni idonee a sanarle.
Di seguito il testo scritto dall'Università del Salento.

Una società giusta fondata sul rispetto delle donne e sulla parità di genere è il frutto di molte azioni quotidiane da parte di tutti: le Università, le scuole, le famiglie, la politica. Un mondo accademico che investe sul rispetto delle donne deve agire eliminando ogni ostacolo che possa impedire alle studentesse, alle ricercatrici, alle lavoratrici di raggiungere la propria piena realizzazione lavorativa e personale. Per molto tempo abbiamo sottolineato il danno recato da un sistema precario a chi si affaccia al mondo della ricerca, e ancor più le difficoltà create alle giovani ricercatrici, costrette a fare il proprio lavoro sotto la minaccia costante della interruzione del contratto di ricerca e – troppo spesso – a dover scegliere tra professione e maternità.

È quanto accaduto nell'Università del Salento, qualche mese fa, nell'ambito del PON Ricerca e Innovazione 2014-2020, quando una giovane ricercatrice si è trovata nelle condizioni di poter subire una discriminazione per via del proprio esser donna e futura madre. I contratti stipulati nell’ambito del Programma necessitavano di un chiarimento circa le misure di tutela della maternità e le strategie previste dal Ministero per non danneggiare le donne vincitrici coinvolte, e anzi per favorire la conciliazione famiglia-lavoro, a vantaggio sia delle ricercatrici sia dei ricercatori. A seguito di un apposito interpello, la dott.ssa Sara Rossi, dirigente del MUR e autorità di gestione del PON R&I - Direzione generale della ricerca (direttore Dott. Vincenzo Di Felice) – ha chiarito immediatamente la volontà del Ministero di salvaguardare il diritto inviolabile delle donne al recupero dei periodi di sospensione per maternità delle attività di ricerca dei dottorandi e dei ricercatori coinvolti, per tutti i casi previsti dalla normativa nazionale: il MUR ha sottoposto, infatti, uno specifico dossier all’UE, per validare procedure straordinarie ed innovative per tutelare le ricercatrici e valorizzare, pienamente, la conciliazione vita – lavoro e tutelare le maternità. Il dossier, approvato dalla Commissione Europea, ha scritto, finalmente, un percorso di tutela sostanziale delle ricercatrici.

Occorre dare atto al Ministero di aver tempestivamente avviato un’attività di monitoraggio degli Atenei, per intercettare eventuali situazioni di possibile discriminazione e fornire tempestivamente soluzioni idonee a sanarle. In particolare, la dott.ssa Sara Rossi e la dott.ssa Sabrina Saccomandi, consulente del Mur, si sono distinte per la loro sensibilità rispetto a queste tematiche. Avremo il piacere di averle come ospite, insieme ad altri esperti, nel mese di gennaio nel nostro Ateneo: organizzeremo, infatti, un incontro sul nuovo sistema di reclutamento e sui progetti ministeriali, in corso e per i prossimi anni, pensati per investire sulla giovane ricerca e per favorire la costruzione di un mondo accademico sempre più paritario, che dia continuità all’attività di ricerca e stabilità alle persone che ogni giorno lavorano nel mondo della ricerca.

Questo è il nostro modo di costruire un mondo universitario più giusto, lontano dalla precarietà, fondato sulla cultura del rispetto dei lavoratori/lavoratrici e delle persone. E questo – ci auguriamo – è il nostro contributo alla costruzione di una società senza discriminazioni.

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