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10/03/2022

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Evento annuale 2021, il workshop sull’innovazione nell’Agribusiness

Tutti gli spunti emersi dal workshop organizzato nell'ambito dell'evento annuale del PON Ricerca e Innovazione

Workshop 3.2

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Mettere insieme diversi attori dell’Agribusiness come agricoltori, ricercatori, esperti, realtà commerciali, gruppi ambientalisti, gruppi di interesse del consumatore o altre organizzazioni non governative per promuovere l’innovazione nell’agricoltura e nel settore forestale. Con questo obiettivo si è svolto il workshop Innovazione nell’Agribusiness, che ha avuto luogo il 22 febbraio, durante l’evento annuale del PON Ricerca e Innovazione 2014- 2020 organizzato dal Ministero dell’Università e della Ricerca insieme allo University Business Forum, in collaborazione con la Commissione Europea.

L’iniziativa è stata moderata da Danilo Porro, docente dell’Università di Milano-Bicocca e delegato nazionale per il cluster 6, pilastro II del Programma per la Ricerca e l’Innovazione Horizon Europe, che ha aperto la sessione portando l’attenzione sul divario tra il trend di crescita della popolazione mondiale atteso nei prossimi anni e la non altrettanto crescente disponibilità di risorse alimentari.

A partire da questa premessa Maarten van der Kamp, Direttore della Formazione presso EIT Food, l’Istituto Europeo di Innovazione dedicato al settore alimentare, ha fatto il punto sulle principali sfide che il sistema alimentare oggi deve affrontare, sottolineando da un lato il grande impatto del settore sull’ambiente, in termini per esempio di emissioni di gas serra e spreco di acqua, dall’altro la sua scarsa propensione all’innovazione. Dopo aver passato in rassegna i principali obiettivi attorno ai quali EIT Food raccoglie industrie, università e centri di ricerca, start-up, van der Kamp si è soffermato poi su alcune soluzioni sostenute dal Programma, di particolare interesse, come Orbem – una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale destinata all’industria del pollame, in grado di rivoluzionare il modo in cui produciamo il cibo – e nuovi prodotti, tra cui degli snack innovativi che valorizzano gli scarti alimentari, offrendo fonti alternative di proteine.

Altre buone pratiche per l’evoluzione del settore alimentare sono state presentate da Paola Pittia, docente presso l’Università di Teramo e coordinatrice progettuale dell’Alleanza per la conoscenza Erasmus + AskFood, acronimo di Alliance for Skills and Knowledge to Widen Food Sector. L’iniziativa si concentra sullo sviluppo di metodologie formative utili a costruire le nuove competenze richieste dal settore alimentare, promuovendo il miglioramento dell’interazione tra accademia e industria e lo sviluppo di una mentalità imprenditoriale nella nuova generazione di laureati. In quest’ottica, il progetto ha promosso la creazione di un nuovo ecosistema formativo per l’innovazione e la sostenibilità del settore alimentare, dando vita a diversi strumenti: un aggregatore online di previsioni volto a delineare scenari e trend che influiranno sulle competenze richieste dal settore nel prossimo futuro; un identificatore interattivo del gap formativo; un archivio aperto per la condivisione di informazioni, buone pratiche e conoscenze relative al settore. Tra i frutti di AskFood c’è poi l’incubatore “inverso”: un innovativo approccio metodologico alla formazione, che punta a mettere insieme accademia e industria in una logica basata su sfide, offrendo percorsi per lo sviluppo di soluzioni e idee innovative. Per rafforzare i collegamenti tra i diversi attori del settore e favorirne la collaborazione, il progetto ha sviluppato infine un ecosistema digitale intersettoriale per la formazione e il business e un osservatorio dedicato a promuovere e sviluppare varie attività formative e orientate all’innovazione, sempre per il settore alimentare.

L’innovazione è stata al centro anche dell’intervento di Gianluca Brunori, docente di Politica alimentare presso l’Università di Pisa e rappresentate del progetto DESIRADigitisation: Economic and Social Impacts in Rural Areas – finanziato dal Programma dell’Unione Europea Horizon 2020. Muovendo dal dibattito sui meccanismi e gli obiettivi dell’innovazione, Brunori ha sottolineato l’importanza di concepire le tecnologie digitali come un mezzo e non come un fine ultimo, proponendo un rovesciamento di prospettiva utile a focalizzare i problemi da affrontare nel contesto rurale e a identificare percorsi di innovazione orientati a uno sviluppo sostenibile. Anziché basarsi su un modello di innovazione di tipo lineare, dal basso verso l’alto, prevalente nel contesto rurale, il progetto DESIRA ha preferito adottare un approccio all’innovazione di tipo interattivo, basato sul coinvolgimento dei diversi attori e aperto all’interdisciplinarità. In quest’ottica il progetto ha promosso la costituzione di 20 living lab in tutta Europa: reti composte da agricoltori, intermediari della conoscenza, decisori politici, costituite attorno a un problema emergente e mirate a sviluppare soluzioni in modo collaborativo. Per l’Italia, Brunori ha portato l’esempio del living lab Toscana Nord mirato all’introduzione di diversi tipi di tecnologie per la gestione delle alluvioni e alla valutazione del potenziale coinvolgimento di cittadini e agricoltori nel monitoraggio del territorio.

Le tecnologie digitali sono al centro anche di E-CROPS, finanziato dal PON Ricerca e Innovazione 2014-2020 nell’ambito dei progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle 12 aree di specializzazione intelligente. Il progetto di area Agrifood, presentato al termine del workshop da Beniamino Gioli, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), punta allo sviluppo dell’agricoltura 4.0, digitale e sostenibile nel Mezzogiorno d’Italia, attraverso la messa a punto di nuovi sensori per la gestione dei raccolti e dei rischi, la realizzazione di applicazioni pilota per la validazione delle tecnologie e la fornitura agli agricoltori di strumenti a supporto delle decisioni per la gestione dei raccolti in modo più efficiente e sostenibile. La sfida principale è quella di mettere insieme mondi diversi – aziende ICT e aziende agricole – creando le condizioni per rendere le tecnologie sviluppate utilizzabili dagli agricoltori. In virtù della sua caratterizzazione multidisciplinare, il CNR, presente nel progetto con diversi istituti di ricerca distribuiti in tutta Italia, ha saputo svolgere un importante ruolo di facilitatore tra i partner del settore tecnologico e di quello agricolo. Dopo aver presentato più in dettaglio l’ampia tipologia di sensori sviluppati, le piattaforme per il rilevamento e la fenotipizzazione e gli strumenti per il supporto alle decisioni nella gestione dei raccolti, Gioli ha concluso sottolineando l’importanza – per un progetto così vasto volto a introdurre le nuove tecnologie nelle aziende agricole – di sapersi rivolgere a realtà molto diversificate : “Non tutte le aziende agricole sono uguali, molto dipende dalla grandezza e dal livello di competenze di ciascuna realtà, con questo progetto siamo riusciti a mettere insieme aziende agricole di diverse dimensioni, a partire dalla più grande azienda agricola italiana fino a piccole aziende specializzate su singoli prodotti”.

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